Rosa Crisci: passione e dedizione oltre lo sport

Nella sua lunga carriera come insegnante di Scienze Motorie, la prof.ssa Crisci, che ha deciso di raccontarsi ai microfoni della Redazione Sigonio, ha lasciato un segno indelebile negli studenti del Liceo.

 crisci

C’è un motivo per cui ha scelto di diventare insegnante di Scienze Motorie? La sua passione per lo sport quando è nata e come?

«Un motivo vero e proprio non c'è, però quello che mi ha dato l'input per amare questa materia è stata la mia insegnante di Scienze Motorie delle medie. La mia professoressa era solita portarci al campo sportivo con l’intento di farci provare tutti gli sport possibili.

Un tempo volevo essere sempre la prima della classe in ogni sport, 

le provavo tutte per riuscirci, tanto che una volta sono addirittura svenuta per lo sforzo.

Lei mi trasmise l'amore per questa disciplina e fu allora che capì che, forse, quello era il mio percorso, nonostante il dissenso dei miei genitori».

Quali sono stati il suo percorso di studi e la sua carriera professionale prima di arrivare a insegnare in questo istituto?

«Ho frequentato ragioneria, ho vinto anche un concorso come ragioniere del Comune, ma il mio sogno era sempre stato quello di diventare professoressa di Scienze Motorie e perciò non lo accettai.

Decisi quindi di iscrivermi all'Isef di Napoli per poi laurearmi con 105.  Subito dopo la laurea, mi hanno chiamata ad insegnare in un istituto superiore a Varese, in cui sono rimasta ben 9 anni.

I miei primi studenti erano poco più giovani di me, motivo per il quale mi sentivo molto vicina a loro e riuscivo a comprendere le problematiche che mi confidavano. Sono stati anni magnifici che ricordo con molto affetto.»

C'è un momento che ricorda con particolare affetto o orgoglio?

«In un istituto tecnico ho conosciuto un collega, Giovanni Bellorini, che mi ha cambiato la vita e il modo di pensare presentandomi il mondo del volontariato.

Aveva un cuore meraviglioso, facevamo volontariato insieme, e tra tutte le attività, mi sono dedicata maggiormente all'allenamento di ragazzi con disabilità nel tiro del giavellotto.

Una delle ragazze della squadra che allenavo, affetta da sindrome di down, è arrivata ai nazionali. Ho provato una gioia immensa nel vederla così orgogliosa di sé stessa.

Voglio darvi quindi un consiglio: se avete la possibilità di aiutare gli altri, fatelo, non solo per loro ma anche per voi stessi, perché sono esperienze che vi arricchiscono moltissimo».

Come risponderebbe a coloro che ritengono che Scienze Motorie sia una materia secondaria rispetto ad altre?

«Nel corso della mia carriera ho avuto a che fare con colleghi che sminuivano l'importanza della mia materia, che però ho sempre difeso a spada tratta. 

La verità è che non posso neanche biasimarli, perché in Italia le Scienze Motorie, al contrario di molti stati esteri, sono viste come inutili e superflue a causa dei pregiudizi che si sono formati nel corso degli anni. In America, ad esempio, questa materia è considerata moltissimo e può anche aiutare gli studenti ad accedere ad università e borse di studio.

In Italia, invece, sembrano non capire quanti sacrifici facciano gli studenti-atleti, anche perché quando si raggiungono livelli agonistici, si arriva a dedicare molte ore all’allenamento anche tutti i giorni. Quindi la concezione delle Scienze Motorie come materia di serie B dovrebbe cambiare perché non è affatto così».

Quali sono le maggiori sfide che incontra nell'insegnamento della sua materia oggi?

«Come ho detto prima, ho lottato tanto per la mia materia, ma le migliori soddisfazioni le danno i ragazzi che capiscono quanto impegno metti nel tuo mestiere. Essere insegnante, infatti, non significa solo far studiare pagine su pagine di teoria, noi siamo anche degli educatori e facciamo tante altre cose tra cui aiutare e capire voi ragazzi se in difficoltà, soprattutto perché state attraversando una fase straordinaria della vostra vita. Tra l’altro avete la sfortuna di vivere in uno dei periodi più tristi della storia, e il fatto che molti di voi ne siano usciti bene non è cosa da poco».

Come vede l'evoluzione delle Scienze Motorie nel sistema scolastico nei prossimi anni?

«Io credo che potrà solo andare a migliorare perché, rispetto al passato, lo sport è preso molto più in considerazione dagli alunni e dalle famiglie, che hanno capito quanto faccia bene a livello sia mentale che fisico. A volte mi è capitato di avere alunni particolarmente introversi e timorosi che sono riusciti ad aprirsi con i compagni grazie ai giochi di squadra che facciamo».

Qual è l'importanza del gioco di squadra e come cerca di incoraggiarlo tra i suoi studenti?

«Il gioco di squadra è importantissimo e dice molto sul carattere degli alunni. Quando vi guardo capisco chi è più altruista e chi più egoista, oltre ai meccanismi all’interno della classe».

Qual è il suo sport preferito e perché? Lo pratica anche al di fuori della scuola?

«Mi ricordo che quando andavo all'ISEF frequentavo una palestra per prendere lezioni di ginnastica ritmica. Mi piaceva tantissimo e spesso la mia insegnate chiedeva a me di far vedere alle mie compagne come si dovessero svolgere gli esercizi.

Mi è sempre piaciuto qualsiasi sport, ma il mio preferito è canottaggio.

Quando mi sono trasferita a Varese, spesso di pomeriggio andavo al lago per remare, portandomi dietro la mia collega di matematica.

È uno sport che mi è rimasto nel cuore, ma forse perché erano gli anni della spensieratezza. Oltre allo sport si era creato un contesto di amicizie con altri ragazzi con i quali eravamo soliti uscire a cena. Mi è sempre piaciuto stare insieme agli altri».

Ha avuto dei modelli a cui ispirarsi nel campo dello sport?

«I miei due modelli sono stati Sara Simeoni nel salto in alto e il velocista Pietro Mennea. Mennea mi ha particolarmente colpito perché aveva fatto i test d’ammissione all’ISEF di Napoli e non lo avevano preso, poiché era considerato di statura troppo bassa, ma nonostante ciò, ha raggiunto i suoi obiettivi. Ha dimostrato che quando si ha una grande volontà e voglia di vincere si può fare tutto. Se si vuole raggiungere qualcosa è necessario stabilire sempre nuovi obiettivi, non bisogna fermarsi ma puntare a migliorarsi ancora di più.

Funziona così anche nella vita: le sconfitte aiutano a crescere e servono per poi vincere un domani».

Oltre allo sport, persegue altre passioni?

«La mia passione più grande è la famiglia. Io ho un marito e tre figli; la figlia maggiore coltiva molte passioni, si è laureata in Lettere, fa equitazione e la dj.

Il ragazzo, che lavora a Padova, invece, è un fantino professionista e gareggia ormai a livelli importanti, dandoci grandi soddisfazioni. Infatti è appena tornato dalla Spagna dove ha svolto dei concorsi .

La più piccola è più portata per i giochi di squadra come pallavolo e ha recentemente iniziato padel. Anche mio marito è uno sportivo, durante la sua gioventù ha fatto molti sport».

Tra pochi mesi andrà in pensione, come si sente a riguardo? quanto pensa che cambierà la sua vita?

«Sono contenta perché avrò più tempo da dedicare alla mia famiglia, soprattutto ai miei figli, che a volte ho trascurato per i ragazzi di scuola.

Ora non vedo l’ora di godermeli fino a quando mi sopporteranno. Adesso ho anche il mio cane, che fa ormai parte della famiglia, anche se è molto impegnativo. Nonostante i danni che ha combina le vogliamo tutti bene, e senza lei non sappiamo più stare. Sicuramente lasciare i miei alunni è la cosa che mi dispiace di più. Credo proprio che lascerò un pezzo di cuore».

Recentemente, un video che la ritrae in compagnia della sua cagnolina è diventato virale, ha provato e condivide l'entusiasmo di noi giovani nel ricevere tante visualizzazioni e commenti positivi?

«È stata una cosa inaspettata, mia figlia mi ha fatto un video mentre cantavo una ninna nanna al mio cane e lo ha postato su Tik-Tok. Me ne sono accorta quando la mia classe 5ªA mi ha mandato dei messaggi, dicendomi che ero diventata virale sul social e condividendomi il video. Ho ricevuto molte visualizzazioni e penso sia dovuto soprattutto al messaggio d’amore che ho trasmesso con quel video. Oggi, al contrario, si vedono spesso immagini di animali maltrattati, quindi sono contenta di aver promosso un esempio positivo».

Lei all’interno dell’istituto è una professoressa molto apprezzata, come si sente a riguardo e a cosa pensa sia dovuto questo successo in ambito affettivo?

«Guardate non so proprio rispondere a dire il vero, forse sono riuscita a trasmettervi qualcosa, ma credo che questo potrebbero spiegarmelo solo i miei studenti».

Per quanto ci riguarda abbiamo sempre individuato nella sua figura un comportamento molto umano, un'empatia e una capacità di osservazione e ascolto per niente scontati, che ci hanno permesso nel corso degli anni di esprimerci e confidarci, ricevendo comprensione e buoni consigli.

Forse anche la natura della sua materia ha contribuito a sviluppare questo tipo di rapporto.

«Grazie mille! Cerco di comprendere e aiutare i miei alunni al massimo delle mie possibilità, non per essere "la prima della classe", ma è una cosa che ho sempre fatto anche fuori dalle mura scolastiche.

Ho sempre cercato di dare tanto agli istituti in cui ho lavorato, anche nelle cose piccole, ad esempio, oggi una mia studentessa non riusciva proprio a prendere la sufficienza nel test di corsa, allora mi sono messa lì, e con qualche difficoltà, ho provato a correre con lei per motivarla, ma con la mia età se avessi continuato ancora per poco, sarei finita probabilmente all'ospedale – ride (ndr.) -. Scherzi a parte, il fatto di non riuscire più a mostrarvi fisicamente gli esercizi rappresenta per me un grande ostacolo nell'insegnamento della mia materia, e ho paura che da ciò possa trasparire poco interesse, anche se non è così».

 

Le possiamo assicurare che tutti capiscono la situazione e nessuno si trova in difficoltà con il suo approccio, anzi sempre la passione  che prova per l'insegnamento.

«Mi emoziona sentirvi dire questo, perché è tutto ciò che nel corso della mia carriera ho provato a trasmettere ai miei studenti.

D'altro canto posso dirvi che la cosa che mi mancherà in assoluto di più, una volta in pensione, sarà proprio il rapporto che ho creato con voi studenti, che uno ad uno, mi siete entrati tutti nel cuore».

Redazione Sigonio

Viola 3ªA

Marta 3ªA