Fabrizio Innocenti: tra scuola, letteratura e pallone

Abbiamo fatto due chiacchiere con Fabrizio Innocenti, docente di Italiano, Geostoria e Latino al Sigonio da quest'anno, che ci ha svelato in esclusiva la sua storia e le sue passioni.

Fabrizio Innocenti

Da quanto insegna? E come mai ha deciso di intraprendere questo percorso?

«Questo è il quarto anno che faccio l’insegnante. Ho deciso di intraprendere questo percorso perché reputo, visceralmente, che questo lavoro sia il più bello del mondo, e non potrei vedermi in altre vesti al di fuori di questa».

 

Quando ha iniziato a capire che voleva fare questo mestiere?

«La mia illuminazione è avvenuta in età adolescenziale quando ho visto il film L’attimo fuggente con Robin Williams nei panni di un professore, secondo me, memorabile. Questa è stata la scintilla che ha fatto divampare anche l’amore per la letteratura. Quello per la poesia, invece, l’ho avuto in dono da mio padre».

 

Come si è appassionato alla storia?

«Ricordo a grandi righe la frase di un dimenticabile film sul giornalismo, Manhattan Night, dove il protagonista cita, sul finale, quanto era solito dirgli il suo caporedattore, ovvero: ‘... è tutta una grande storia, ragazzo’. La storia, infatti, è dappertutto, in tutte le branche del sapere. Ed è bello, a lezione, cercare d’interpretare i fatti, chiedendosi - assieme alla classe - il perché siano avvenuti. Alla faccia di spiegazioni in cui determinati argomenti vengono sciorinati in modo un po’ fine a se stesso».

 

Dove ha studiato?

«Dopo aver conseguito un diploma di liceo scientifico, mi sono iscritto alla facoltà di Lettere a Firenze. Ho espletato il percorso triennale in Lettere moderne, e mi sono specializzato in Filologia moderna, riuscendo a concludere, fortunatamente, con il massimo dei voti».

 

Chi è il suo idolo?

«Senza dubbio, Robin Williams: artista in grado di scuotere le menti e animare le coscienze. Se te ne devo dire altri due, cito Roberto Benigni e Giorgio Gaber».

 

La frase che l’ha ispirata di più?

«Un concetto che non passa di moda: Un insegnante può darvi da bere, ma non può darvi la sete. E te lo dico con un pizzico di vanità, è una frase pensata e scritta da me per le mie classi. Negli anni l’ho ripetuta spesso alle mie alunne e ai miei alunni…».

 

Di che cosa parla il libro che ha scritto?

«Nel settembre del 2023 ho pubblicato e presentato un libro autoprodotto, intitolato Chiudi col botto!. In questo racconto ho narrato le vicissitudini di un'esperienza lavorativa e calcistica, quindi umana, veramente senza tempo. Quantomeno per me. Ecco perché credo sia difficile e ingiusto anche soltanto abbozzare un riassunto, in questa sede, del contenuto di questo libro. Mi limito a dire questo: un ragazzo voleva inseguire le sue passioni, e decise di fare di tutto per raggiungerle e godersele. Il resto, nel suo piccolo e ribadendo quanto espresso prima, è storia».

 

C'è una storia che l’ha sempre affascinata?

«L’incontro con Alice, la mia fidanzata nonché futura moglie. Ci siamo conosciuti, ormai diversi anni fa, al locale “Tropicana” di Mykonos: uno di quei posti in cui di solito non nasce l’amore, ma si cerca altro, sentimentalmente parlando… Fra noi è stato un colpo di fulmine».

 

Quando si sposa?

«Il 22 giugno».

 

Se potesse incontrare il “se stesso giovane” cosa gli direbbe?

«Mi direi di stare tranquillo se qualcosa non s’incastra per il verso giusto, perché chi non ti vuole non ti merita. Quando qualcuno, infatti, non riesce a trovare soddisfazione nel proprio vissuto quotidiano, deve semplicemente perseguire la strada della propria naturalezza. Chi non ti vuole non ti merita, e chi ti vuole veramente bene non ti fraintende mai».

 

Ha mai detestato un prof?

«Assolutamente sì, purtroppo. Al liceo non ho avuto molta fortuna in tal senso. Ho trovato, infatti, diversi insegnanti scadenti da un punto di vista empatico e relazionale. E così mi rivedo molto in un verso della canzone di Ligabue, Vivo morto x, che recita: ‘E te lo porti dentro quel vecchio professore che ti ha rubato tempo con la sua mediocrità’. Con buona pace di quei docenti, naturalmente…».

 

Come dovrebbe essere l’insegnante ideale?

«Presente, credibile e sincero. Oltre a ciò dovrebbe amare incondizionatamente ogni aspetto del suo lavoro. Impresa, quest’ultima, non sempre facile e scontata, ma di vitale importanza per il bene della classe studentesca».

 

Se non facesse l’insegnante cosa farebbe?

«Probabilmente avrei investito diversamente il mio tempo nell’ambito musicale e cantautorale. Per me è fondamentale trasmettere agli altri ciò che si pensa. Ognuno poi trova il suo canale comunicativo».

 

Lei, che è anche appassionato di pallone, si sente più insegnante o calciatore?

«Insegnante! Tutta la vita. Benché da piccolo volessi diventare un calciatore.

Ho fatto perfino tre anni di professionismo (quelli delle scuole medie), in cui ho avuto la fortuna di giocare per un paio di stagioni nella Fiorentina. Un’esperienza unica, oltretutto, per un tifoso viola come me. Ricordo di aver giocato contro Marco Verratti, Mattia De Sciglio, Mattia Perin… Poi il sogno è svanito, perché i miei mezzi erano limitati, e la mia vita ha preso un’altra piega.

Tuttavia, ho continuato a giocare a calcio, perché questo sport mi migliora come persona e come docente. Ma insegnare è la mia vita. Non è un caso che, per me, i mesi da giugno a settembre siano una tragedia».

 

Come impiega il suo tempo libero?

«La scuola è la mia priorità. Dopodiché gioco a calcio, alleno i portieri in una società di Modena, mi piace scrivere, suonare la chitarra e cantare i miei brani che - da buon ‘musico fallito’ (come direbbe Francesco Guccini) - sono quasi tutti inediti».

Gabriele 4ªE